L'eruv tavshilin è la procedura che si compie per poter cucinare a Yom Tov il cibo necessario per lo Shabbat. Essa non va confusa con l'eruv chazerot che serve invece per trasportare di Shabbat.
Quest'anno l'eruv tavshilin è particolarmente rilevante dato che Rosh Ha-Shanà cade giovedì e venerdì e per chi vive fuori da Eretz Israel anche i primi due giorni di Sukkot e Sheminì Atzeret / Simchà Torà cadono a ridosso dello Shabbat .
Ma perchè c'è bisogno dell'eruv tavshilin?
Innanzitutto va compreso che è permesso cucinare di Yom Tov se è necessario per la celebrazione della festa (vedi yom-tov-1 e yom-tov-2). Inoltre la Torà permette di cucinare di Yom Tov cibo in quantità superiori a quelle strettamente necessarie dato che è possibile che durante Yom Tov vengano degli ospiti per i quali si vuole che ci sia del cibo pronto da offrire. Se poi gli ospiti non vengono il cibo può essere consumato di Shabbat. Ne deriva che secondo quanto prescritto dalla Torà è possibile cucinare il venerdì (quando è Yom Tov) per lo Shabbat. (Mishnà Berurà 527, 3). (Vedi link yom-tov-3 e yom-tov-4).
I Maestri z.l. si sono però resi conto che quando Yom Tov precede lo Shabbat è inevitabile che ci si focalizzi sui preparativi di Yom Tov a scapito di quelli dello Shabbat e si giunga quindi a trascurare lo Shabbat. Pertanto, per difendere l'onore dello Shabbat i Maestri z.l. hanno ritenuto opportuno richiedere che si lascino da parte alcune pietanze già a partire dal giorno prima di Yom Tov, per essere poi consumate durante lo Shabbat. In questo modo si è perlomeno iniziata la preparazione dei cibi di Shabbat già da prima di Yom Tov. È questa una ragione per l'istituzione dell'eruv tavshilin.
Allo stesso tempo i Maestri z.l. hanno anche voluto proteggere la kedushà di Yom Tov. Se si permettesse di cucinare liberamente di Yom Tov per lo Shabbat, si giungerebbe a considerare permesso cucinare di Yom Tov per il giorno successivo anche quando è un giorno feriale (che è proibito) e si infrangerebbe così la kedushà di Yom Tov. Se invece si permette di cucinare per lo Shabbat solo se si è fatto l'eruv tavshilin, ci si rende conto che è un'eccezione. E quando il giorno successivo a Yom Tov è feriale, ci si ricorda che non è permesso cucinare.
Per queste due ragioni, ovvero per proteggere l'onore dello Shabbat e la kedushà di Yom Tov, i nostri Maestri z.l. hanno permesso di cucinare di Yom Tov per lo Shabbat solo se si è fatto l'eruv tavshilin. (Beitzà 15b, Shulchan Aruch 527, 1).
Come funziona?
L'idea dell'eruv tavshilin è che “tutti gli inizi sono difficili”, ma che una volta iniziato un processo è facile concluderlo. Pertanto, una volta che si sia iniziato a cucinare per lo Shabbat prima di Yom Tov, le attività che si compiono a Yom Tov sono considerate solo degli atti conclusivi della cottura che è avvenuta prima di Tom Tov. (Rashi, Beitzà 15b).
Va comunque notato che l'aver fatto l'eruv tavshilin consente solo di cucinare il venerdì per lo Shabbat. Se il primo giorno di Yom Tov cade di giovedì non solo è proibito cucinare per lo Shabbat, ma è anche proibito cucinare (o fare qualsiasi altro preparativo) per il secondo giorno di Yom Tov. Ciò vale anche se i due giorni di Yom Tov non cadono a ridosso dello Shabbat. (Shulchan Aruch 527, 13).
Come si fa l'eruv tavshilin?
C'è bisogno di preparare due cibi prima dell'inizio di Yom Tov. Pane o matzà che abbiano almeno la dimensione di un uovo (ke-beitzà) e un cibo cotto (mevushal, da cui la parola tavshilin) che si consuma con il pane, come carne, pesce o uova che abbia almeno la dimensione di un oliva (ke-zait). È preferibile che carne, pesce e uova siano cotti specificamente per l'eruv tavshilin. (Biur Halachà 527, 6). Una volta si usava l'uovo dato che si manteneva fino a Shabbat anche senza il frigorifero, oggi è preferibile preparare una vera e propria pietanza e metterla nel frigorifero (Shulchan Aruch 527, 2-6 e 13).
Si prendono entrambi i cibi nella mano destra e si recita la berachà “al mitzvat eruv” e si legge il testo in aramaico (o se non si capisce l'aramico in una lingua che si comprende) in cui si dichiara che “con questo eruv (mistura) ci è permesso cuocere al forno, bollire, isolare, accendere i lumi, effettuare i preparativi e tutto ciò di cui abbiamo bisogno di fare a Yom Tov per lo Shabbat”. L'uso è che il capofamiglia lo faccia per tutti i membri della propria famiglia (moglie, figli, ma anche figli sposati e ospiti che rimagano per Yom Tov).
È bene che si cucini per lo Shabbat presto, in modo che sia possibile che giungano degli ospiti a Yom Tov prima dell'inizio dello Shabbat.
Il cibo deve durare fino a Shabbat. Se viene mangiato prima di aver cucinato per lo Shabbat, non è più valido. Dato che si è compiuta una mitzvà sull'eruv tavshilin è bene usarlo per compiere un'altra mitzvà. Si usa quindi utilizzare pane e matzà come lechem mishnè (come secondo pane dei due sui quali si dice la berachà all'inizio dei tre pasti di Shabbat) e consumarlo durante il terzo pasto (seudà shelishit). (Mishnà Berurà 527, 48). L'altro cibo va consumato durante uno dei pasti dello Shabbat. (Shulchan Aruch 527, 15-17).
Per un pensiero sul rapporto tra eruv tavshilin e Mashiach vedi qui.
Quest'anno l'eruv tavshilin è particolarmente rilevante dato che Rosh Ha-Shanà cade giovedì e venerdì e per chi vive fuori da Eretz Israel anche i primi due giorni di Sukkot e Sheminì Atzeret / Simchà Torà cadono a ridosso dello Shabbat .
Ma perchè c'è bisogno dell'eruv tavshilin?
Innanzitutto va compreso che è permesso cucinare di Yom Tov se è necessario per la celebrazione della festa (vedi yom-tov-1 e yom-tov-2). Inoltre la Torà permette di cucinare di Yom Tov cibo in quantità superiori a quelle strettamente necessarie dato che è possibile che durante Yom Tov vengano degli ospiti per i quali si vuole che ci sia del cibo pronto da offrire. Se poi gli ospiti non vengono il cibo può essere consumato di Shabbat. Ne deriva che secondo quanto prescritto dalla Torà è possibile cucinare il venerdì (quando è Yom Tov) per lo Shabbat. (Mishnà Berurà 527, 3). (Vedi link yom-tov-3 e yom-tov-4).
I Maestri z.l. si sono però resi conto che quando Yom Tov precede lo Shabbat è inevitabile che ci si focalizzi sui preparativi di Yom Tov a scapito di quelli dello Shabbat e si giunga quindi a trascurare lo Shabbat. Pertanto, per difendere l'onore dello Shabbat i Maestri z.l. hanno ritenuto opportuno richiedere che si lascino da parte alcune pietanze già a partire dal giorno prima di Yom Tov, per essere poi consumate durante lo Shabbat. In questo modo si è perlomeno iniziata la preparazione dei cibi di Shabbat già da prima di Yom Tov. È questa una ragione per l'istituzione dell'eruv tavshilin.
Allo stesso tempo i Maestri z.l. hanno anche voluto proteggere la kedushà di Yom Tov. Se si permettesse di cucinare liberamente di Yom Tov per lo Shabbat, si giungerebbe a considerare permesso cucinare di Yom Tov per il giorno successivo anche quando è un giorno feriale (che è proibito) e si infrangerebbe così la kedushà di Yom Tov. Se invece si permette di cucinare per lo Shabbat solo se si è fatto l'eruv tavshilin, ci si rende conto che è un'eccezione. E quando il giorno successivo a Yom Tov è feriale, ci si ricorda che non è permesso cucinare.
Per queste due ragioni, ovvero per proteggere l'onore dello Shabbat e la kedushà di Yom Tov, i nostri Maestri z.l. hanno permesso di cucinare di Yom Tov per lo Shabbat solo se si è fatto l'eruv tavshilin. (Beitzà 15b, Shulchan Aruch 527, 1).
Come funziona?
L'idea dell'eruv tavshilin è che “tutti gli inizi sono difficili”, ma che una volta iniziato un processo è facile concluderlo. Pertanto, una volta che si sia iniziato a cucinare per lo Shabbat prima di Yom Tov, le attività che si compiono a Yom Tov sono considerate solo degli atti conclusivi della cottura che è avvenuta prima di Tom Tov. (Rashi, Beitzà 15b).
Va comunque notato che l'aver fatto l'eruv tavshilin consente solo di cucinare il venerdì per lo Shabbat. Se il primo giorno di Yom Tov cade di giovedì non solo è proibito cucinare per lo Shabbat, ma è anche proibito cucinare (o fare qualsiasi altro preparativo) per il secondo giorno di Yom Tov. Ciò vale anche se i due giorni di Yom Tov non cadono a ridosso dello Shabbat. (Shulchan Aruch 527, 13).
Come si fa l'eruv tavshilin?
C'è bisogno di preparare due cibi prima dell'inizio di Yom Tov. Pane o matzà che abbiano almeno la dimensione di un uovo (ke-beitzà) e un cibo cotto (mevushal, da cui la parola tavshilin) che si consuma con il pane, come carne, pesce o uova che abbia almeno la dimensione di un oliva (ke-zait). È preferibile che carne, pesce e uova siano cotti specificamente per l'eruv tavshilin. (Biur Halachà 527, 6). Una volta si usava l'uovo dato che si manteneva fino a Shabbat anche senza il frigorifero, oggi è preferibile preparare una vera e propria pietanza e metterla nel frigorifero (Shulchan Aruch 527, 2-6 e 13).
Si prendono entrambi i cibi nella mano destra e si recita la berachà “al mitzvat eruv” e si legge il testo in aramaico (o se non si capisce l'aramico in una lingua che si comprende) in cui si dichiara che “con questo eruv (mistura) ci è permesso cuocere al forno, bollire, isolare, accendere i lumi, effettuare i preparativi e tutto ciò di cui abbiamo bisogno di fare a Yom Tov per lo Shabbat”. L'uso è che il capofamiglia lo faccia per tutti i membri della propria famiglia (moglie, figli, ma anche figli sposati e ospiti che rimagano per Yom Tov).
È bene che si cucini per lo Shabbat presto, in modo che sia possibile che giungano degli ospiti a Yom Tov prima dell'inizio dello Shabbat.
Il cibo deve durare fino a Shabbat. Se viene mangiato prima di aver cucinato per lo Shabbat, non è più valido. Dato che si è compiuta una mitzvà sull'eruv tavshilin è bene usarlo per compiere un'altra mitzvà. Si usa quindi utilizzare pane e matzà come lechem mishnè (come secondo pane dei due sui quali si dice la berachà all'inizio dei tre pasti di Shabbat) e consumarlo durante il terzo pasto (seudà shelishit). (Mishnà Berurà 527, 48). L'altro cibo va consumato durante uno dei pasti dello Shabbat. (Shulchan Aruch 527, 15-17).
Per un pensiero sul rapporto tra eruv tavshilin e Mashiach vedi qui.
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