mercoledì 28 ottobre 2009

2.2 YOM-TOV (quarta parte)

Melachà compiuta per un non ebreo. Come abbiamo accennato, il principio di «ochel nefesh» permette di compiere melachot che comportino un beneficio per un ebreo che osserva il Yom-Tov. È anche permesso compiere una melachà per un ebreo che non osservi le mitzvot perchè non ha avuto la fortuna di essere stato educato in un ambiente religioso. Non è invece permesso compiere melachot nemmeno «derabbanan» per i non ebrei (non è quindi permesso cucinare esclusivamente per un proprio dipendente non ebreo come ad esempio una colf) o per gli ebrei che abbiano avuto una vera e propria educazione religiosa, ma che dissacrano pubblicamente lo Shabbat o che intenzionalmente e continuamente non rispettino una specifica mitzvà. [14]

Anche se «de-oraita» si potrebbe applicare il principio di «ribui ha-shiurim» menzionato sopra, secondo il quale sarebbe permesso cucinare per degli ebrei e aumentare l'ammontare di cibo per dei non ebrei, i Maestri z.l. hanno proibito di applicare il principio di «ribui ha-shiurim» per i non ebrei per evitare che si giunga a cucinare solo per i non ebrei e compiere così una trasgressione «de-oraita». I Maestri z.l. hanno anche proibito di invitare un non ebreo ad un pasto di Yom-Tov, anche se si è gia cucinato, per timore che si possa giungere a cucinare specificatamente per il non ebreo. [15]

Vi sono però alcune eccezioni al decreto rabbinico:

(i) è permesso applicare il principio di «ribui ha-shiurim» per un proprio dipendente (per esempio la propria colf non ebrea) dato che non è considerata alla stregua di un ospite onorabile per il quale ci si sente in obbligo di cucinare ulteriormente;

(ii) se un non ebreo si presenta a casa senza essere stato invitato ed è già stato preparato tutto il cibo, è possibile servirgli del cibo dato che chi ospita non si sente in obbligo di cucinare ulteriormente per la persona non invitata; è permesso anche servirgli tutto il cibo e poi cucinare per se stessi;

(iii) se si è già cucinato, è possibile mandare del cibo alla casa di un non ebreo dato che, in questo caso, non c'è rischio che si giunga a cucinare per il non ebreo; [16]

(iv) nel caso in cui il rifiuto di preparare del cibo per un non ebreo crei animosità tra ebrei e non ebrei, è permesso applicare il principio di «ribui ha-shiurim»; [17]

(v) è permesso applicare il principio di «ribui ha-shiurim» per preparare del cibo per il proprio animale domestico, ma non è permesso compiere alcuna melachà specificatamente per l'animale (per esempio tagliuzzare del cibo).


Note
[14] Rachmana lizlan! (il Misericordioso li salvi!).
[15] Si pensi che basta preparare un caffè per il non ebreo (e solo per lui) e compiere così una o più melachot proibite dalla Torà.
[16] Non è però possibile trasportare tale cibo in un dominio pubblico, ma solo in un luogo dove ci sia un eruv. In un dominio publico o in un luogo dove non ci sia un eruv, dev'essere il non ebreo a trasportare tale cibo.
[17] Per esempio, se un non ebreo va a trovare un ebreo, chiede un caffè e si offenderebbe se gli si spiegasse che non si può cucinare per lui, è possibile preparare un caffè per il non ebreo (purchè lo si prepari anche per un ebreo). È anche possibile invitare un parente ebreo che ha rigettato la Torà e i comandamenti e applicare il princio di «ribui ha-shiurim», se rifiutare di invitarlo creasse animosità.

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