martedì 4 ottobre 2011

I LUMI DI YOM KIPPUR

Le candele che accendiamo la sera di Yom Kippur equivalgono a quelle dello Shabbat? È obbligatorio che rimangano accese fino alla fine di Yom Kippur? Si tratta di una mitzvà o di un minhag? E come si fa l'havdalà? E quest'anno che Yom Kippur cade di Shabbat cosa cambia?

A differenza del venerdì sera e di Yom Tov, non vi è una vera e propria mitzvà di accendere i lumi la sera di Yom Kippur. Il motivo è che non c'è un pasto festivo serale da illuminare. È comunque uso corretto accendere i lumi e recitare la relativa benedizione, dato che i lumi servono comunque per la pace familiare (shalom bait) e servono anche per ricordarci che alcune attività che di solito si compiono al buio sono proibite di Yom Kippur.

Quando Yom Kippur cade di Shabbat, come quest'anno, il problema non si pone. Vi è infatti la mitzvà di accendere i lumi e nella berachà si menziona sia Shabbat che Yom Ha-Kippurim (vedi siddur / machzor).


Vi è poi un minhag secondo il quale ogni uomo sposato accende un lume che rimane acceso tutto il giorno come augurio di lunga vitga, salute e vitalità (come la fiamma). Nei tempi andati venivano accesi o portati al bet ha-kenesset. Oggi si usa accenderli a casa, senza benedizione. Secondo me non c'è bisogno di spaventarsi se dovesse venir accidentalmente spenta o terminasse più rapidamente del dovuto. Ma non tutti sono d'accordo.

Vi è un ulteriore minhag di accendere un lume in memoria di un genitore scomparso (e anche per altri familiari). Come il precedente, si usa che rimanga acceso per 25 ore. Una candela basta per più parenti.

Il motivo per cui si fa l'havdalà alla fine di Yom Kippur non è identico a quello per cui la si fa alla fine dello Shabbat. Senza entrare nei dettagli, la berachà sul fuoco (esh) dopo Yom Kippur, deve essere recitata su un ner she-shavat, ovvero un lume che era acceso durante Yom Kippur fino a notte o una candela accesa da tale lume. È preferibile designare una candela per questo proposito e possibilmente unirne un'altra in un'unica fiamma in modo che ci sia più di uno stoppino.

L'uso comunemente accettato è di accendere la candela intrecciata dell'havdalà da qualsiasi fiamma che sia rimasta accesa da prima dell'inizio di Yom Kippur e di recitare la berachà come si fa di solito. Si può spegnere la candela dell'havdalà e lasciar ardere i lumi accesi prima di Yom Kippur fino a che termini olio o cera. Questa è la procedura consigliabile anche quest'anno in cui Yom Kippur cade di Shabbat.

Gmar chatimà tovà

Rav Rashi Simon
Fondatore della Kehillà di Kesher, Londra

2 commenti:

  1. dovendo portare senza eruv, dovrei accendere il lume senza benedizione, ma far aspettare alla moglie per accendere il suo per non far entrare prima Shabbat?

    RispondiElimina
  2. L'accensione dei lumi e la rexcitazione della relativa beracha' da parte della donna comporta l'accettazione dello Shabbat / Yom Kippur con tutte le leggi annesse. Cio vale solo per lei e non per il marito.

    (Se ne ha bisogno la donna puo' avere specifica intenzione di non accettare la festa. Se recita "sheecheyanu" all'accensione non e' pero' possibile stipulare di non accettare la festa.)

    L'accensione dei lumi di 25 ore (per l'uomo e per i parenti scomparsi) non necessita beracha' e non comporta accettazione dello Shabbat / Yom Kippur.

    L'uomo puo' quindi accendere con anticipo il suo lume e quello in ricordo dei parenti e recarsi al bet ha-kenesset trasportando il tallet, il machzor o quanto sia necessario facendo attenzione a giungere li' prima dell'inizio della festa, perche' dopo tale ora non e' permesso trasportare senza eruv. Il tallet va indossato prima dell'inizio della festa.

    Se tutta la famiglia si reca al bet ha-kenneset e' bene che i lumi di Shabbat / Yom Kippur ardano fino al loro ritorno.

    RispondiElimina