mercoledì 3 febbraio 2010

8.6 L'ACCENSIONE

È bene indossare i vestiti di Shabbat e dare tzedakà prima dell'accensione. Se i lumi sono posti sul tavolo da pranzo è bene che le challot siano sul tavolo prima del tramonto in modo che esso non diventi un “'bassiss la-davar ha-assur” [23] e non possa poi essere spostato a Shabbat. [24]

Donna. La donna riceve lo Shabbat al momento in cui recita la berachà e pertanto se dicesse la berachà prima dell'accensione, non potrebbe più accendere i lumi. D'altro canto tutte le berachot vanno recitate prima del compimento della mitzvà (“over le-assiatan”) e pertanto andrebbe detta prima dell'accensione.

Il modo corretto di compiere la mitzvà è quindi di accendere i lumi, ma di non trarne alcun beneficio (per esempio chiudendo gli occhi e/o coprendoli con le mani o frapponendo le mani tra occhi e lumi), di recitare la berachà [25] “lehadlik ner shel shabbat” e solo a questo punto di trarre beneficio dall'accensione aprendo gli occhi e/o togliendo le mani. [26] (S) È questa anche l'opinione di Maran Ha-Chidà, Ben Ish Chai e Kaf Ha-Chaim, mentre secondo il R. Ovadia Yosef shlita, seguendo il Bet Yosef, dato che la donna non riceve lo Shabbat al momento della recitazione della berachà (e nemmeno dell'accensione) può quindi recitare la berachà prima di accendere i lumi.

Dato che la donna riceve lo Shabbat al momento in cui termina l'accensione è giusto che non spenga il fiammifero (dato che non è permesso spegnere una fiamma a Shabbat) con il quale ha acceso i lumi, ma lo appoggi e lo lasci ardere fino a che si spegne da solo. (S) La maggior parte dei poskim concordano, mentre secondo il Bet Yosef (e R. Ovadia Yosef shlit'a), dato che lo Shabbat non viene ricevuto con l'accensione, è permesso spegnerlo.

Dato che vi sono opinioni differenti se sia possibile dire la berachà, è preferibile che al momento dell'accensione non vi siano altre luci accese nella camera in cui si accende. Le luci vanno accese successivamente, per esempio, da qualche altro membro della famiglia o dal timer fissato prima dell'accensione dei lumi, ma non dalla donna stessa, la quale ha già ricevuto lo Shabbat. Nel caso in cui ciò non sia possibile la donna (dato che riceve lo Shabbat al momento dell'accensione dei lumi) deve accendere le luci della casa prima dei lumi. [27]

(S) Secondo il Bet Yosef, dato che vi sono diverse opionioni a riguardo, se due o tre famiglie mangiano nello stesso posto, una volta che una donna ha acceso i lumi con la berachà, le altre donne accendono i propri lumi senza dire la berachà.

Uomo. Se è l'uomo ad accendere i lumi, dato che non riceve lo Shabbat con questa accensione, l'ordine secondo il quale compiere la mitzvà è il seguente: accende il fiammifero [28], recita la berachà “... lehadlik ner shel Shabbat” e accende i lumi.

Abbiamo visto che è preferibile che al momento dell'accensione non vi siano altre luci accese nella camera in cui si accende. Dato che l'uomo non riceve lo Shabbat con l'accensione, una volta accesi i lumi in assenza di altre luci, egli può accendere le altre luci della casa.

Entrambi. Sia per l'uomo che per la donna è opportuno che quando si recita la berachà si abbiano in mente tutte le luci della casa. È comunque buona norma che tutte le altre luci della casa vengano accese dopo pelag ha-minchà con l'intenzione di dare kavod allo Shabbat.

Note
[23] Si tratta di una delle regole riguardanti “muktze”.
[24] Se non sono state messe le challot sul tavolo entro il tramonto è comunque permesso usare il tavolo ma non si puòspostarlo.
[25] Non è permesso parlare tra l'accensione e la berachà, la quale va detta subito dopo l'accensione.
[26] Il beneficio tratto è parte integrante della mitzvà di accendere i lumi.
[27] L'accensione delle altre luci non comporta l'accettazione dello Shabbat.
[28] Se si accendesse il fiammifero dopo la berachà si tratterebbe di un interruzione non necessaria tra la berachà e l'accensione.

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