Quando accendere. I lumi vanno accesi un po' prima del tramonto del sole (“shekiat ha-chamma”). Se nel luogo in cui si accende non vi è un uso stabilito, i lumi vanno accesi almeno 20 minuti prima del tramonto. È ancora meglio accendere mezz'ora prima del tramonto per rispettare tutte le opinioni a riguardo. Tale periodo è sufficientemente a ridosso dello Shabbat per rendere evidente che si sta accendendo in onore dello Shabbat.
Se si accende più di 30 minuti prima del tramonto, non è invece chiaro che si sta accendendo in onore dello Shabbat. Perchè sia un accensione valida, è necessario accettare su di sè lo Shabbat al momento dell'accensione.
Non si può però nè accendere i lumi nè accettare lo Shabbat prima di Pelag Ha-Minchà, ovvero un ora e un quarto variabili (“zemaniot”) prima del tramonto. [12] Se si accendono i lumi prima di Pelag Ha-Minchà non si è compiuta la mitzvà nemmeno se si è accettato su di sè lo Shabbat. È necessario riaccenderli con la berachà ed accettare nuovamente lo Shabbat. (S) Secondo Rav O. Yosef shlit'a si riaccende senza recitare la berachà.
Se, contrariamente a quanto stabilito sopra, si accendono i lumi più di 30 minuti prima del tramonto senza aver accettato su di sè lo Shabbat [13], a posteriori (“bediavad”) si è compiuta la mitzvà di accendere i lumi di Shabbat e non c'è bisogno di riaccenderli.
Va notato che in ogni caso, e specialmente quando si accende molto prima del tramonto, bisogna far sì che l'olio o la grandezza delle candele sia sufficiente a farle ardere fino alla fine della cena di Shabbat.
Evitare di accendere troppo tardi. Bisogna stare attenti a non accendere troppo a ridosso del tramonto per non trovarsi in una situazione in cui non sia più permesso accendere. È pertanto compito del marito di incorraggiare (gentilmente!) i membri della propria famiglia ad essere pronti in tempo.
In caso di ritardo, se il marito teme che se si aspettasse ancora un po' l'accensione dei lumi comporterebbe una trasgressione dello Shabbat, spetta a lui di accenderli.
Una volta superato il tempo limite, non è più possibile accendere i lumi ed è meglio rimanere al buio piuttosto che trasgredire lo Shabbat accendendoli.
Il tempo limite è stabilito dal primo dei seguenti eventi:
(i) il tramonto del sole (o anche solo il dubbio se sia tramontato o meno);
(ii) l'accettazione dello Shabbat da parte della comunità prima del tramonto; [14]
Nel caso si sia superato il tempo limite è permesso dire ad un non ebreo di accenere i lumi e le altre luci necessarie per lo Shabbat fino ad un po' prima dell'uscita delle stelle (“tzet ha-kochavim”). [15] Oltre questo momento è vietato dire ad un non ebreo di accenderle.
Note
[12] La lunghezza delle ore variabili (“zemaniot”) dipende dalla durata del giorno. Pertanto d'estate un'ora variabile è ben più lunga di un ora d'orologio e d'inverno è ben più corta. Tale effetto si amplifica allontanandosi dall'equatore. Si veda il capitolo 6.2, nota 3 per una spiegazione più approfondita.
[13] Purchè, come abbiamo visto, non li si accenda prima di Pelag Ha-Minchà.
[14] Si veda il capitolo 6.2 per un trattamento più completo.
[15] In questo caso non viene detta alcuna berachà.
Se si accende più di 30 minuti prima del tramonto, non è invece chiaro che si sta accendendo in onore dello Shabbat. Perchè sia un accensione valida, è necessario accettare su di sè lo Shabbat al momento dell'accensione.
Non si può però nè accendere i lumi nè accettare lo Shabbat prima di Pelag Ha-Minchà, ovvero un ora e un quarto variabili (“zemaniot”) prima del tramonto. [12] Se si accendono i lumi prima di Pelag Ha-Minchà non si è compiuta la mitzvà nemmeno se si è accettato su di sè lo Shabbat. È necessario riaccenderli con la berachà ed accettare nuovamente lo Shabbat. (S) Secondo Rav O. Yosef shlit'a si riaccende senza recitare la berachà.
Se, contrariamente a quanto stabilito sopra, si accendono i lumi più di 30 minuti prima del tramonto senza aver accettato su di sè lo Shabbat [13], a posteriori (“bediavad”) si è compiuta la mitzvà di accendere i lumi di Shabbat e non c'è bisogno di riaccenderli.
Va notato che in ogni caso, e specialmente quando si accende molto prima del tramonto, bisogna far sì che l'olio o la grandezza delle candele sia sufficiente a farle ardere fino alla fine della cena di Shabbat.
Evitare di accendere troppo tardi. Bisogna stare attenti a non accendere troppo a ridosso del tramonto per non trovarsi in una situazione in cui non sia più permesso accendere. È pertanto compito del marito di incorraggiare (gentilmente!) i membri della propria famiglia ad essere pronti in tempo.
In caso di ritardo, se il marito teme che se si aspettasse ancora un po' l'accensione dei lumi comporterebbe una trasgressione dello Shabbat, spetta a lui di accenderli.
Una volta superato il tempo limite, non è più possibile accendere i lumi ed è meglio rimanere al buio piuttosto che trasgredire lo Shabbat accendendoli.
Il tempo limite è stabilito dal primo dei seguenti eventi:
(i) il tramonto del sole (o anche solo il dubbio se sia tramontato o meno);
(ii) l'accettazione dello Shabbat da parte della comunità prima del tramonto; [14]
Nel caso si sia superato il tempo limite è permesso dire ad un non ebreo di accenere i lumi e le altre luci necessarie per lo Shabbat fino ad un po' prima dell'uscita delle stelle (“tzet ha-kochavim”). [15] Oltre questo momento è vietato dire ad un non ebreo di accenderle.
Note
[12] La lunghezza delle ore variabili (“zemaniot”) dipende dalla durata del giorno. Pertanto d'estate un'ora variabile è ben più lunga di un ora d'orologio e d'inverno è ben più corta. Tale effetto si amplifica allontanandosi dall'equatore. Si veda il capitolo 6.2, nota 3 per una spiegazione più approfondita.
[13] Purchè, come abbiamo visto, non li si accenda prima di Pelag Ha-Minchà.
[14] Si veda il capitolo 6.2 per un trattamento più completo.
[15] In questo caso non viene detta alcuna berachà.
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