mercoledì 2 dicembre 2009

7.4 RISCALDARE CIBO COMPLETAMENTE COTTO

Qualora il cibo sia completamente cotto, vi sono delle circostanze nelle quali è permesso riscaldarlo. Vi è in questo caso una grossa differenza tra i cibi solidi e liquidi.

La probizione rabbinica. Innanzitutto, va notato che, anche nei casi in cui è permesso dalla Torà riscaldare un cibo già cotto, vige la proibizione rabbinica di «netina lechatchila». Ovvero i Maestri z.l. hanno proibito di mettere del cibo completamente cotto direttamente sul fuoco o su un suo derivato, come ad esempio una piastra metallica riscaldata dal fuoco.

Dato che mettere del cibo sul fuoco assomiglia molto all'azione che caratterizza la cottura, i Maestri z.l. hanno ritenuto di proibirla anche nei casi in cui non fosse già proibita dalla Torà. Non ha importanza se il cibo sia solido o liquido, cotto o non cotto, caldo o freddo, e nemmeno se si vuole solo riscaldarlo un po' e non si ha l'intenzione di farlo giungere alla temperatura di «yad soledet bo». È permesso riscaldare cibi completamente cotti solo in modo indiretto che Be'H vedremo in un secondo momento.

Cibi solidi. I cibi solidi che siano stati completamente cotti non sono più soggetti alla melachà di bishul qualora vengano scaldati nello stesso modo in cui siano stati cotti. Tale principio è riassunto dicendo che non c'è bollitura dopo la bollitura completa («ein bishul achar bishul») e non c'è cottura (arrostitura) dopo la cottura (arrostitura) completa («ein afià / z'li achar afià / z'li») [11].

Vige però la proibizione rabbinica di mettere del cibo completamente cotto direttamente sul fuoco o su un suo derivato e pertanto è permesso solo scaldare tale cibo in modo indiretto.

Secondo molti pos'kim non è invece permesso riscaldare dei cibi in un modo diverso da quello in cui sono stati completamente cotti, dato che il modo diverso di scaldare costituisce un miglioramento del cibo ed è pertanto considerato cottura (bishul). [12] Tale principio è riassunto dicendo che c'è cottura (arrostitura) dopo la bollitura («iesh afià achar bishul») e c'è bollitura dopo la cottura (arrostitura) («iesh bishul achar afià»). (S) Così è anche l'opinione del Ben Ish Chai. Secondo Maran Bet Yosef (e secondo Rav O. Yosef shlit'a) non vi è cottura se il cibo viene scaldato in modo diverso dal quello in cui è stato (completamente) cotto.

Liquidi. A differenza dei cibi solidi, la cottura dei liquidi non altera la qualità intrinseca del cibo, ma li rende solo più appetibili. Quando un liquido si raffredda, ritorna praticamente allo stesso stato in cui si trovava prima di essere riscaldato. Secondo molti poskim, se un liquido si è raffreddato completamente, quando lo si riscalda si compie un miglioramento significativo e pertanto vi è bollitura dopo la bollitura completa («iesh bishul achar bishul»).

Se però il liquido che inizialmente aveva raggiunto la bollitura si è raffreddato solo parzialmente e, pur avendo raggiunto una temperatura inferiore a «yad soledet bo», è ancora considerato una bevanda calda, è possibile riscaldarlo ulteriormente. (S) Secondo il Maran Bet Yosef per poter riscaldare un liquido non è sufficiente che esso sia considerato caldo, ma è necessario che sia ancora almeno alla temperatura di «yad soledet bo».

Come per i cibi solidi si applica la probizione rabbinica di scaldare un liquido direttamente sul fuoco o su un suo derivato e pertanto è possibile scaldarlo solo in modo indiretto.

Nel caso di un liquido che sia stato soggetto a bollitura e che sia completamente raffreddato, se c'è bisogno di scaldarlo un po' per un neonato o per un malato o per un altro bisogno urgente, è permesso metterlo vicino ad una fonte di calore in grado di scaldarlo oltre la temperatura di «yad soledet bo», purchè si faccia attenzione a toglierlo prima che raggiunga tale temperatura. [13]

Nella pratica. È permesso scaldare dei cibi solidi completamente cotti anche se si sono completamente raffreddati solo nel modo in cui siano stati cotti. (S) Così è anche l'opinione del Ben Ish Chai, mentre secondo Rav O. Yosef shlit'a non vi è cottura nemmeno se il cibo viene riscaldato in modo diverso rispetto alla cottura iniziale (completa)

È permesso scaldare del liquido che sia già stato sottoposto a bollitura, purchè esso sia considerato ancora una bevanda calda. (S) Per i sefarditi è permesso scaldare tale liquido, purchè esso non sia sceso sotto la temperatura di «yad soledet bo».

Sia per i solidi che per i liquidi vale quanto detto purchè non li si metta direttamente sul fuoco o su un suo derivato. Pertanto se una pentola di trova ancora sul fuoco è proibito mettervi dentro alcun cibo, solido o liquido, cotto o non cotto, caldo o freddo, nemmeno se si vuole solo riscaldarlo un po' e non si ha nemmeno l'intenzione di farlo giungere alla temperatura di «yad soledet bo». [14]
Note
[11] Viene qui utilizzato il termine bishul con il suo significato particolare di bollire e non con quello generale di cottura come è stato fatto finora.
[12] Per esempio, se si sottopone ad arrostitura un cibo bollito la superficie del cibo diventa croccante. Se si sottopone a bollitura un cibo arrostito esso diventa più morbido. Si tratta quindi di un miglioramento della cottura.
[13] In questi casi i Mestri z.l. per permettere di curare i malati e di provvedere del cibo caldo per un neonato, non hanno voluto stabilire la proibizione di mettere il cibo presso una fonte di calore capace di scaldarlo oltre la temperatura di «yad soledet bo». Rimane invece il divieto di riscaldare il cibo oltre tale temperatura.
[14] Vige infatti la probizione de-rabbanan di mettere alcun cibo direttamente sul fuoco.

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