Cibi solidi. La Torà proibisce non solo la cottura completa di un cibo solido, ma anche solo la cottura parziale che lo renda appena commestibile. Questo livello di cottura è definito dalla ghemarà come il cibo di ben Derosai («ke-maachal ben Derosai») [7]. Secondo alcuni poskim tale livello è la metà del tempo normale di cottura, mentre secondo altri tale livello è un terzo del tempo normale di cottura. Agli effetti pratici, per quanto risguarda le halachot di Shabbat, si segue l'opinione più restrittiva a seconda dei casi. Pertanto se un cibo crudo viene cotto a Shabbat si è trasgredita la melachà di bishul se lo si è cotto per un terzo.
Cibi liquidi. Tale principio si applica anche ai cibi liquidi. È proibito dalla Torà scaldare un liquido fino alla sua bollitura, ma è proibito anche scaldarlo solo parzialmene. Rispetto ai cibi solidi varia però la definizione del livello minimo di cottura. Si trasgredisce la melachà di bishul se il liquido raggiunge la temperatura alla quale si toglierebbe istintivamente la mano se essa venisse immersa («yad soledet bo»). [8]
Secondo Rav Moshe Feinstein z.z.l. la temperatura di 45 gradi centigradi può già essere considerata «yad soledet bo» e la temperatura di 71 gradi centigradi è sicuramente «yad soledet bo». A seconda delle circostanze si utilizza l'opinione più restrittiva. Pertanto, se si scalda un liquido alla temperatura di 45 gradi si è violata la probizione di bishul. (S) Secondo il Ben Ish Chai e Rav O. Yosef shlit'a, per capire se un cibo o una bevanda hanno raggiunto la temperatura di «yad soledet bo» è possibile verificare se il cibo in questione è troppo caldo per essere consumato o meno da una persona.
Cottura ulteriore. Va notato che se un cibo solido è già stato cucinato «ke-maachal ben Derosai» e se un liquido è già stato scaldato al livello di «yad soledet bo» è proibito dalla Torà cuocerli ulteriormente fino a completa cottura.
Note
[7] Ben Derosai era un bandito che, vivendo sempre in fuga, non aveva tempo di aspettare che il suo cibo fosse completamente cotto. Il livello di cottura minimo è definito secondo un criterio oggettivo.
[8] Anche qui, come per i cibi solidi, si utilizza un criterio oggettivo.
Cibi liquidi. Tale principio si applica anche ai cibi liquidi. È proibito dalla Torà scaldare un liquido fino alla sua bollitura, ma è proibito anche scaldarlo solo parzialmene. Rispetto ai cibi solidi varia però la definizione del livello minimo di cottura. Si trasgredisce la melachà di bishul se il liquido raggiunge la temperatura alla quale si toglierebbe istintivamente la mano se essa venisse immersa («yad soledet bo»). [8]
Secondo Rav Moshe Feinstein z.z.l. la temperatura di 45 gradi centigradi può già essere considerata «yad soledet bo» e la temperatura di 71 gradi centigradi è sicuramente «yad soledet bo». A seconda delle circostanze si utilizza l'opinione più restrittiva. Pertanto, se si scalda un liquido alla temperatura di 45 gradi si è violata la probizione di bishul. (S) Secondo il Ben Ish Chai e Rav O. Yosef shlit'a, per capire se un cibo o una bevanda hanno raggiunto la temperatura di «yad soledet bo» è possibile verificare se il cibo in questione è troppo caldo per essere consumato o meno da una persona.
Cottura ulteriore. Va notato che se un cibo solido è già stato cucinato «ke-maachal ben Derosai» e se un liquido è già stato scaldato al livello di «yad soledet bo» è proibito dalla Torà cuocerli ulteriormente fino a completa cottura.
Note
[7] Ben Derosai era un bandito che, vivendo sempre in fuga, non aveva tempo di aspettare che il suo cibo fosse completamente cotto. Il livello di cottura minimo è definito secondo un criterio oggettivo.
[8] Anche qui, come per i cibi solidi, si utilizza un criterio oggettivo.
Nessun commento:
Posta un commento