mercoledì 1 luglio 2009

3.2 I MODI PERMESSI DI SPREMERE

Per quanto riguarda i cibi soggetti a proibizione rabbinica, nel definire il divieto i Maestri z”l hanno proibito la spremitura solo quando si vuole produrre il succo nella sua forma classica, ma l’hanno permessa nei casi in cui la spremitura viene fatta per motivi o utilizzi diversi. In questi casi il liquido estratto non viene considerato succo. Si noti che la spremitura di uva e olive è proibita dalla Torà senza eccezioni. (S) Rav Ovadià Yosef shlit’a permette di spremere l’uva sui cibi solidi a shabbat.

È permesso spremere i cibi soggetti a proibizione rabbinica nei seguenti casi:

Migliorare il cibo da cui viene estratto il liquido. È permesso estrarre il liquido per migliorare il cibo dal quale viene estratto. In questo caso l’attività è permessa perchè non è il liquido ad interessarci. Tale spremitura può essere fatta solo in prossimità del pasto. [8] Per esempio è permesso spremere a mano (e senza l’utilizzo di alcuno strumento apposito) il liquido salato o l’aceto dai sottaceti per addolcirne il gusto. Similmente è permesso estrarre l’olio dal tonno se vogliamo mangiarlo senza olio. Il succo così prodotto può essere successivamente consumato.

Spremere il liquido sui cibi solidi. Anche se l’intenzione è quella di utilizzare il liquido estratto, il liquido contenuto nel frutto (ad eccezione di uva e olive) è considerato cibo (parte del frutto). Con la spremitura il liquido non prende il nome halachico di succo, ma mantiene quello di cibo, in quanto diventa direttamente parte del cibo stesso senza mai prendere quello di succo.

È permesso spremere a mano (e senza l’utilizzo di alcuno strumento apposito) il liquido sui cibi solidi se: (i) la maggior parte del liquido viene assorbita dal cibo o (ii) anche se il liquido non viene assorbito, se si vuole condire il cibo e la maggior parte di esso viene effettivamente utilizzata come condimento. Ad esempio è permesso spremere il limone direttamente sul pesce o sull’insalata.

Non è invece permesso spremere il liquido sul piatto che contiene del cibo (e a maggior ragione in un contenitore vuoto) nemmeno se si ha l'intenzione di usarlo successivamente come condimento; ugualmente non è permesso spremere in un altro liquido. In entrambi i casi la spremitura crea un liquido nella sua forma tradizionale. Non è quindi permesso spremere un limone nel te, ma è permesso spremerlo nel cucchiaino pieno di zucchero [9] nel caso in cui la maggior parte del liquido venga assoribita. [10]

A questo punto si può versare il cucchiaino contenente lo zucchero e il limone nel te. Dato che alcuni poskim non lo pemettono [11] è preferibile tagliare una fetta di limone e immergerla nel te facendo attenzione a non spremerla col cucchiaino sui bordi del bicchiere. In entrambi i casi bisogna fare attenzione a non trasgredire a shabbat la melachà di bishul (cuocere). Secondo la maggior parte dei poskim se il te è caldo, è permesso immergere lo zucchero con limone spremutovi o la fetta di limone nel kelì shelishì. [12] Per preparare una limonata è corretto seguire l’ordine precedentemente descritto: zucchero, limone e acqua. (S) È così anche l’opinione del Ben Ish Chai. Secondo Rav O. Yosef shlit’a è permesso spremere il limone anche in un contenitore vuoto o in un liquido freddo, mentre per quanto riguarda il te è preferibile spremere il limone direttamente nel te caldo. [13]

Succhiare. Non è considerato spremere, ma mangiare. Pertanto è permesso succhiare il liquido di un frutto o quello assorbito da un altro cibo (ad esempio la challà che ha assorbito il vino). [14] Va però fatta attenzione a non spremere il cibo con la mano che è invece considerata spremitura. Se si vuole bere il succo dell'uva ma non mangiarne la buccia, i Maestri z”l suggeriscono di non succhiare l'uva tenendola in mano (dato che se si spremesse si trasgredirebbe il divieto biblico), ma permettono di farlo se si trova all’interno della bocca. (S) Il Kaf Ha-Chaim non permette di intingere il pane nel liquido per succhiarlo.

Note
[8] Si deve fare attenzione a non trasgredire la melachà di borer – selezionare; per questo motivo è possibile estrarre il liquido solo in prossimità del pasto in cui si intende consumarlo e nei modi permessi.
[9] Se dovessero cadere i semi del limone nello zucchero è permesso toglierli assieme ad un po’ di zucchero per non trasgredire la melachà di borer. È preferibile però togliere lo zucchero (per esempio con un altro cucchiaino) e lasciare i semi nel cucchiaino originario.
[10] Si noti che in entrambi i casi (spremere in un piatto per condire un cibo e spremere un limone nello zucchero per condire il te) si valuta il risultato immediato dell’azione (ovvero se si è ceato un liquido o meno) e non l’intenzione futura, ovvero se la spremitura viene fatta per condire un altro cibo o meno.
[11] Dato che, contrariamente a quanto spiegato nella nota precedente, tali poskim prendono in considerazione anche l’intenzione finale di versare il limone nel te (liquido bevibile) e non solo quella intermedia di spremerlo nello zucchero (solido).
[12] Per kelì shelishì si intende il liquido caldo con una temperatura superiore ai 45 gradi (in questo caso il te) versato dalla sua pentola originaria in un secondo contenitore e versato una seconda volta in un terzo contenitore. Qualora la temperatura fosse inferiore ai 45 gradi non vi è cottura (bishul) e la fetta di limone o lo zucchero contenente il limone possono essere versati direttamente nel te nel suo contenitore originario.
[13] Dato che secondo lo Shulchan Haruch (Maran Bet Yosef) non è proibito dalla Torà spremere il limone nel te, la chumrà di non spremere il limone potrebbe condurre a versare l’acqua direttamente sul limone trasgredendo la melachà di bishul, cosa che non avviene spremendo il limone nel te già versato.
[14] Per rispetto del cibo è comunque preferibile mangiare anche un po’ del pane e non solo succhiarne il liquido.

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