mercoledì 24 giugno 2009

3.1 LA SECHITÀ NEI CIBI

L’estrazione del liquido («sechità») in alcuni casi è un’attività che nella sostanza è identica (sia nella forma che nella finalità) all’av melachà «dash» ed è quindi proibita dalla Torà in quanto sua toladà. In altri casi l’attività è simile, ma non identica, e non è quindi proibita dalla Torà, ma è proibita dai nostri Maestri z”l. In altri casi l’estrazione del liquido è permessa.


Tra i cibi, vi è una distinzione tra uva e olive, altra frutta e verdura, e altri cibi.

Uva e olive. La proibizione della Torà di spremere il cibo per estrarne il succo si applica esclusivamente all’uva e alle olive. Data la loro importanza, il succo d’uva e l’olio d’oliva sono considerate entità a se stanti e non parte del cibo. Come nella trebbiatura («dash») la parte commestibile viene estratta dal guscio non commestibile «creando» un’entità che può ora essere mangiata, con la sechità si estrae il succo dal frutto «creando» una entità che può ora essere bevuta. [7] A yom-tov è permesso spremere l’uva in un cibo solido se la maggior parte del liquido viene assorbita dal cibo solido.

Altra frutta e verdura. Esistono altri cibi che vengono normalmente spremuti, come ad esempio arance, limoni, pompelmi e carote. Nonostante l’azione e la finalità della spremitura di questi frutti («estrarne il succo») siano identiche a quelle delle olive e dell’uva, il succo contenuto non ha la stessa importanza dell’olio e del succo d’uva / vino e pertanto, mentre si trova all’interno del frutto, non prende il nome halachico di succo. Per questo motivo secondo la maggior parte dei poskim la sua estrazione non è proibita dalla Torà.

Le similitudini alla proibizione della Torà sono tali che i nostri Maestri z”l hanno ritenuto che se si permettesse la spremitura di questi frutti ci si potrebbe confondere e giungere a spremere anche uva e olive. Pertanto, per salvaguardare la proibizione della Torà, i nostri Maestri z”l hanno stabilito una proibizione «derabbanan» di spremere questi frutti. Nello stabilire questa proibizione i Maestri z”l hanno anche stabilito delle eccezioni che vedremo nel prossimo capitolo.

È invece permesso spremere a mano (e senza l’utilizzo di alcuno strumento apposito) la frutta che normalmente non viene spremuta (ad esempio il melone). In questo caso la differenza rispetto alla proibizione biblica è sostanziale e i Maestri z”l hanno ritenuto che non vi sia rischio che permettendo la spremitura di tali cibi si possa giungere a trasgredire la proibizione biblica. La definizione di quale frutto viene normalmente spremuto dipende dagli usi prevalenti nel paese che possono quindi variare nel tempo a seconda delle mode culinarie.

Liquidi assorbiti dal cibo. Per quanto riguarda i liquidi bevibili assorbiti dal cibo (per esempio il vino assorbito dalla challà o il liquido assorbito durante la cottura) la loro spremitura è proibita dai Maestri z”l per motivi simili a quelli descritti sopra e anche in questo caso si applicano delle eccezioni che vedremo nel prossimo capitolo.

Note
[7] La spremitura è proibita sia nel caso in cui venga fatta con uno strumento apposito che utilizzando solo la mano.

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