domenica 19 novembre 2006

IL TENTATO CORTEO DI GERUSALEMME ED ALTRE PROIBIZIONI SESSUALI

La fallita provocazione della "Gay Parade" di Gerusalemme ci spinge a fare alcune riflessioni sulla moralità in generale e sulla natura delle proibizioni sessuali in particolare. Lo scontro violento è stato evitato, ma le divisioni sono destinate a rimanere.

Pubblicato su: JewishLife, Jarchon


Quando si discutono i fondamenti etici o religiosi del comportamento sessuale, le opinioni tendono ad essere nettamente divergenti. La divisione tra “conservatori” da un lato e cosidetti “moderni” dall’altro si è sviluppata recentemente, ma come vedremo ha radici ben più lontane. L’approccio “tradizionale” ha dominato la scena fino alla metà del secolo scorso cui ha fatto seguito un periodo nel quale il sistema di valori prevalente sin ad allora è stato contestato ed in molti casi soppiantato da approcci radicalmente diversi e caratterizzati da una maggiore “libertà” ed “apertura mentale”.

Da allora abbiamo assistito a numerosi dibattiti sull’aborto, l’omosessualità ed i matrimoni omosessuali, in cui entrambe le parti hanno cercato di dimostrare la validità dei propri punti di vista con dotte argomentazioni ed erudite disquisizioni. Bisogna prendere atto che questi confronti non hanno mai portato ad alcuna convergenza di opinioni, nè hanno individuato un terreno comune su cui poter discutere in modo costruttivo. Ed il motivo è semplice: una tal divergenza di opinioni non è conciliabile!

Nel trattato di Chagigà si discute, tra le altre cose, di come debbano essere insegnate le tematiche relative al mondo metafisico. La Mishnà (2:1) chiede: quanti studenti devono essere presenti quando il Maestro insegna argomenti, per così dire, “esoterici”? Per ciò che riguarda i Segreti della Creazione (Ma’asè Bereshit) e quanto menzionato nel Libro di Ezechiele (Merkavà, il Mondo Celeste) è richiesto che il Maestro insegni ad un solo studente per volta. Trattandosi di tematiche non immediatamente comprensibili è infatti fondamentale evitare fraintendimenti che possano condurre lo studente a conclusioni errate.

Nella stessa Mishnà apprendiamo che gli aspetti inerenti la sessualità e le relative proibizioni (Araiòt) devono essere insegnati ad un massimo di due studenti per volta. Tale posizione meno rigida rispetto alla precedente viene giustificata con il fatto che, trattandosi di tematiche che “preoccupano” la maggior parte degli individui, l’attenzione dello studente è garantita. Con tre studenti si correrebbe il rischio che, mentre il Maestro si dedica ad uno dei tre, gli altri due si mettano a discutere tra loro e, data la complessità della materia, giungano a conclusioni errate permettendo ciò che è proibito o proibendo ciò che è permesso.

Il Maharshà (Rav Shmuel Eliezer Eidels, 1555-1631) approfondisce l’analisi. Al di là di motivi di chiarezza espositiva, la contiguità all’interno della stessa Mishnà di tematiche esoteriche e norme sessuali vuole insegnarci che le ultime fanno parte della stessa categoria delle prime. Si tratta di regole che sfuggono alla comprensione umana, così come i Segreti della Creazione e le visioni mistiche del Libro di Ezechiele. In altre parole, non esiste spiegazione che ci permetta di capire perchè alcune relazioni sono permesse ed altre siano proibite.

Il Maharshà chiede, per esempio, perchè sia proibito sposare la propria sorella. O perchè sia proibito sposare la sorella della propria moglie, quando quest’ultima è ancora in vita (si veda Levitico 18:18). (Secondo la Torà è permesso avere una seconda moglie; i nostri Maestri, con l’autorità data Loro dalla Torà stessa, l’hanno invece proibito in un secondo tempo). Non è possibile affermare che le relazioni proibite siano immorali, per l’ovvia ragione che i figli di Adamo ed Eva si sono sposati tra fratelli e sorelle. Non è scritto da nessuna parte che all’epoca fosse proibito, me era anzi l’unico modo in cui rispettare il comandamento di continuare ed accrescere la specie umana. Apprendiamo anche che Yaakov (Giacobbe) ha sposato due sorelle, unione che la Torà stessa proibisce per le generazioni successive. E come sappiamo questo doppio matrimonio era indispensabile per mettere al mondo il Popolo d’Israele.

Secondo l’interpretazione della Mishnà fornita dal Maharshà, trattandosi di norme non riconducibili a principi razionalmente comprensibili e data la loro complessità, è necessario assimilarle agli insegnamenti di tipo metafisico. Pertanto ogni seria discussione sul perchè alcuni matrimoni o relazioni sessuali sono proibite è destinata a fallire a priori. Nonostante molte di queste relazioni siano proibite sin dagli albori dell’umanità, bisogna riconoscere che sono tutt’oggi al di là della nostra comprensione e come tali dovrebbero essere trattate. I pensatori ebrei dovrebbero quindi astenersi dal fornire spiegazioni che risulterebbero non solo controproducenti, ma anche pericolose.

Ed è qui che nascono la difficoltà della filosofia ed etica laica. In base a quale principio razionale un rapporto omosessuale sarebbe permesso, mentre l’incesto proibito? E perchè una normale relazione tra marito e moglie dovrebbe essere permessa ed anche incoraggiata? Quali sono le fondamenta morali di tale relazione? Il famoso filosofo danese Soren Kirkegaard, padre dell’esistenzialismo religioso, nelle sue obiezioni al matrimonio ritiene infatti che ogni tipo di relazione sessuale dovrebbe essere proibita e considerata non etica.

Per quanto ripugnante, ma per coerenza intellettuale, siamo forzati a chiederci quali siano le basi del pensiero laico nel considerare sbagliate relazioni quali l’incesto, il feticismo e la bestialità? O anche l’adulterio e la poligamia? Se si tratta di relazioni consenzienti che non nuocciono fisicamente o mentalmente a nessuno, non ci dovrebbe essere alcuna ragione per proibirle.

Alcuni filosofi hanno tentato di ricorrere a spiegazioni razionali secondo le quali tali relazioni dovrebbe essere proibite dalla legge di uno stato laico. Ma non è stata proposta nessuna spiegazione coerente e fondata. Il richiamo al principio di “dignità umana” lascia il tempo che trova, dato che non è ovvio come definirlo. E qualora fosse definibile, non è chiaro il perchè dovrebbe essere un valore assoluto ed inviolabile.

Siamo pertanto costretti a concludere che quando la legge laica proibisce alcuni atti sessuali, prende a prestito dei valori che sono estranei alla propria filosofia. In altre parole la moralità nel campo sessuale non ha alcun significato a meno che non si ammetta che tragga origine da valori religiosi.

Le proibizioni sessuali non sono il risultato di un discorso razionale, nè di considerazioni di ordine etico e devono per forza avere origine da un “volere” che va al di là dell’essere umano. Un imperativo di ordine religioso o lo si accetta o lo si rifiuta. Ma una volta rifiutato non si vede perchè non solo l’omosessualità, ma anche l’incesto non dovrebbero essere permessi. Al polo opposto, una volta rifiutato un impreativo di ordine religioso, diventa possibile argomentare contro la relazione tra marito e moglie.

Non è da escludere quindi che in futuro si levino voci che chiedano la legalizzazione di unioni che oggigiorno sono considerate incestuose e alle quali la comunità laica avrà ben poche risposte da offrire. Autorizzando un corteo ufficiale in favore dell’omosessualità, in particolare in una città come Gerusalemme (senza alcun rispetto per la sensibilità religiosa di gran parte dei suoi cittadini e con chiara matrice provocatoria verso ciò che la città rappresenta non solo per il Popolo Ebraico), stiamo aprendo la porta ad una serie di sfilate che metterebbero a disagio il mondo laico stesso.

Nel suo libro “Le basi religiose della moralità”, il Professor E. S. Waterhouse offre un interessante analogia: "Un parassita è un organismo indipendente, ma allo stesso tempo la sua stessa esistenza dipende da chi lo ospita. Se quest’ultimo muore, il parassita muore con lui. Usando questo paragone in modo scientifico e non offensivo, non si può forse dire che una moralità indipendente dalla religione sia parassita rispetto al sistema religioso da cui è sorta? La questione della moralità indipendente dalla religione non può applicarsi a individui la cui vita morale è iniziata in società impregnate di idee religiose”.

La società laica dipende quindi in ultima analisi da un sistema di valori religiosi. E sarebbe opportuno che i pensatori laici ne prendano atto e ne traggano le dovute conclusioni. Ovvero, le proibizioni nel campo sessuale possono solo essere comprese in termini religiosi: o le accettiamo come un “più alto imperativo” o no.

Infine, è ridicolo ed estremamente superficiale accusare gli oppositori dell’omosessualità di essere passati di moda. Fino a tanto che non sappiamo perchè l’incesto è proibito e perchè la relazione tra marito e moglie è permessa, questo tipo di osservazioni sono semplicemente banalizzazioni prive di fondamento.

Tradotto ed adattato da un articolo di Rav Dr. Nathan Lopes Cardozo

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