lunedì 8 aprile 2013

MITZVOT CON... L'ANTIFURTO

Tra Pesach e Shavuot vi è l’uso di studiare i Pirke’ Avot. Particolarmente interessante è il commento ai Pirke’ Avot di Rabbenu Yona di Girona. Secondo Rav Shlomo Wolbe z.tz.l. (Ale Shur pag. 29) si tratta di un commento fondamentale e necessario per chi voglia crescere spiritualmente. Vediamone un esempio.

Nella prima mishnà dei Pirke’ Avot, dopo la spiegazione della catena di trasmissione della Torà, vengono presentati i tre elementi necessari per mantenerla ed applicarla. L’ultimo dei tre è asù seiag la-Torà, il requisito di erigere un argine a protezione della Torà. Come è noto, si tratta dell’aggiunta di norme e precetti da parte dei nostri Maestri z.l. per impedire la trasgressione, anche solo involontaria, dei precetti della Torà.

Molti sono portati a credere che si tratti di norme senza una funzione in se e per sè, ma accessorie e quindi di secondaria importanza. Ma vedremo, attravero il commento di Rabbenu Yona, che non è così.

Innanzitutto va detto che non si tratta di un’iniziativa dei nostri Maestri z.l., ma l’applicazione del passuk ushmartem et mishmartì (“salvaguardate la mia legislazione”, Vaikrà 18, 30) con il quale la Torà richiede ai nostri Maestri z.l. di stabilire norme aggiuntive a protezione della Torà. E anche se tale compito è affidato ai Maestri z.l., tali norme aggiuntive sono in ultima analisi richieste dalla Torà stessa (Yevamot 21a).

Ma perchè è necessario aggiungere delle norme? Un esempio può chiarire. Un giovane ha un desiderio insaziabile per del cibo non kasher. Il padre lo ammonisce: “se entri in un ristorante non kasher ti punirò in modo molto severo”. Ovviamente il padre vuole evitare l’effetto nocivo del cibo non kasher sull’anima del figlio. La madre, che conosce bene la debolezza del figlio, vuole anche evitare che il figlio incorra nella punizione del padre. E chiede al figlio di tenersi a ulteriore distanza dal ristorante non kasher per non venir attirato da insegne e profumi. La norma ulteriore non è una restrizione meccanica, ma è dettata dall’incondizionato amore materno per il proprio figlio.

Già da quanto detto finora si comprende che non si tratta di norme accessorie e secondarie, ma parte integrante e necessaria per l’osservanza della Torà. (Rashi, Bartenura e Rabbenu Yona).

Rabbenu Yona spiega che chi osserva le parole dei Maestri z.l. ha più a cuore il timore di D-o di chi osserva solo la mitzvà comandata dalla Torà. Un ribaltamento totale di quanto avevamo inizialmente compreso. Vediamo come.

Chi osserva la mitzvà della Torà, ma infrange le parole dei Maestri z.l. ha sì a cuore l’osservanza della mitzvà, ma non è per nulla preoccupato di giungere, anche solo involontariamente, a trasgredire la mitzvà stessa.

A questo riguardo, Re Salomone dice in Kohelet (Ecclesiaste 10, 8) che “chi butta giù un muro, viene morso da un serpente”. Spiega Rashi che il muro a cui si riferisce Re Salomone è proprio il “nostro” argine, ovvero le norme rabbiniche atte a proteggere la Torà. E il morso del serpente non è solo una punizione dal Cielo, ma è il risultato naturale che deriva dal fatto che le pietre di un muro sgretolato sono il luogo in cui vivono i serpenti.

Pertanto, spiega Rabbenu Yona, le parole dei nostri Maestri z.l. sono la base del timore di D-o. E il timore di D-o è quanto di più importante c’è nelle nostre vite. Dice infatti il passuk “cosa di chiede Hashem, il tuo D-o? Solo di aver timore [in Lui]” (Devarim 10, 12). In altre parole il timore di D-o è l’obiettivo centrale e le mitzvot stabilite dalla Torà sono, per così dire funzionali a tale scopo. E le mitzvot stabilite dai rabbini sono necessarie proprio a dimostrare il timore di D-o.

Un esempio può chiarire. Si pensi a due figli che hanno ereditato ognuno una collezione di quadri di Picasso. Il primo li espone nel proprio salone. Li ammira ogni giorno e spiega ai propri ospiti ogni minimo dettaglio delle opere. Un vero amante dell’arte. Il secondo fa lo stesso, ma in più installa un sofisticato sistema antifurto e antincendio per asicuarare che vengano conservati. E anche se, ex post, non avviene nessun furto o incendio, chi è che ha più a cuore i quadri di Picasso? Il primo o il secondo? E se il furto o l’incendio invece avviene? La risposta è ovvia.

Per questo motivo, spiega il Midrash (Shir Ha-Shirim Rabba 1) che quando il passuk dice “il tuo amore è meglio del vino” (Shir Ha-Shirim 1, 2) intende che D-o ha più a cuore le parole dei Maestri z.l. rispetto a quelle della Torà.

Chi è poco preciso nell’osservanza delle parole dei Maestri z.l. dimostra che, in fin dei conti, non ha a molto a cuore nè le parole della Torà nè il timore di D-o. E dato che manca l’ingrediente fondamentale, tale comportamento non solo conduce ad un’inevitabile trasgressione della Torà, ma ne mette anche a repentaglio la trasmissione alle generazioni successive. E se ce ne fosse bisogno: historia docet.

Si capisce quindi come nella prima mishnà in cui si spiega la catena di trasmissione della Torà dal monte Sinai alle generazioni successive, sia appropriato menzionare la necessità di porre degli argini alla Torà stessa. Solo così essa può essere osservata e trasmessa, pura e intatta, di generazione in generazione.

2 commenti:

  1. mi piacerebbe che le parole ebraiche del vostro testo venissero tradotte in italiano, prima il titolo del trattato,Pirche'Avot, poi parole come"Pasuk"ed anche anche le abbreviazioni, come z.l. So che si mette dopo la morte di qualcuno. Qui, negli Stati Uniti, ho visto mettere anche "o.b.": of blessed memory. Comunque e' solo un suggerimento che potrebbe essere utile a persone con un limitato livello di erudizione ebraica.
    Ringraziando Amelie

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  2. Grazie per il suggerimento. Cerchero' d'ora in poi, bli neder ("senza che cio' costituisca un voto") di aggiungere le traduzioni.

    Per quanto riguarda i Pirke' Avot ("Capitoli dei Padri") si veda l'articolo precedente http://mikeamchaisrael.blogspot.co.il/2011/05/perche-avot.html
    in cui oltre a fornire la traduzione spiego di cosa si tratta.

    Le iniziali z.l. (pronunciato "szal") stanno per "zichrono livracha'" ovvero "la sua memoria sia di benedizione".

    Le iniziali z.zt.l. (pronuncato "szatzal") stanno per "zecher tzaddik livracha'" ovvero "la memoria di questo tzaddik ("giusto e saggio") sia di benedizione" e viene usato quando si parla di grandi rabbini.

    Passuk vuol dire verso o versetto del Tanach, che sono le iniziali si Tora', Neviim e Ketuvim (Tora', Profeti e Altri scitti che entrano le canone dei testi "sacri").

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