martedì 8 marzo 2011

LA FELICITÀ EBRAICA

Mi-she-nikhnas Adar marbim be-simkhà – Da quando inizia il mese di Adar si deve aumentare la propria gioia (Ta'anit 29a)

Ma cos'è la gioia? Il sefer Orkhot Zaddikim* (Sha'ar ha-simkha) elenca i quattro ingredienti necessari per essere felici: emunà (fede in D-o), bitakhon (fiducia in D-o), histapkut (accontentarsi) e sekhel (intelletto).

Soffermiamoci su le terzo ingrediente: accontentarsi. Se sentiamo che non ci manca nulla non solo siamo felici, ma dato che il nostro bicchiere è, per così dire, sempre pieno, dividiamo anche ciò che abbiamo con il prossimo.

Compararci agli altri e valutare ciò che abbiamo in termini relativi è una cattiva abitudine, nel senso che è un ostacolo che ci impedisce di ottenere la felicità che cerchiamo. Ma è anche una fonte di attrito in ogni relazione, sia essa tra marito e moglie, tra parenti o colleghi di lavoro.

Il Talmud ci insegna: “mi she'iesh beiadò mana rozè mataim”, ovvero “chi ha cento di qualcosa ne vuole duecento”. Innanzitutto cerchiamo di capire bene la frase. Il soggetto che ha cento vuole altri cento per un totale di duecento o vuole altri duecento per un totale di trecento?


Troviamo risposta in un altro passo del Talmud: “ein adam met vechatzi ta'avotò be-iadò” ovvero "quando uno muore non ha ottenuto la metà dei beni materiali che desiderava". Pertanto chi ha cento desidera altri duecento, perchè se desiderasse solo altri cento, avrebbe ottenuto per lo meno la metà di quello che desiderava.

Il Talmud racconta una storia interessante. Quando Alessandro Magno si accingeva a conquistare il mondo trovò le porte del Gan Eden. Implorò di entrare, ma non gli venne concesso. Chiese allora che gli venisse data almeno una frazione di Gan Eden. Di colpo un occhio cadde dal cielo e si fermò ai suoi piedi. Nessuno dei suoi consulenti fu in grado di spiegare lo strano evento.

Alessandro chiese spiegazioni ai saggi ebrei i quali gli fecero portare una bilancia, un chicco di grano e un sacco di monete d'oro. Misero l'occhio su un piatto della bilancia e il chicco di grano sull'altro e risultò che il chicco di grano era più pesante. Sostituirono il chicco di grano con il sacco di monete d'oro e questa volta l'occhio risultò più pesante. E anche se aggiungevano un altro sacco e un altro sacco ancora, l'occhio rimaneva sempre più pesante.

Incapace di comprendere, Alessandro chiese spiegazione. E i saggi spiegarono: “Il Gan Eden cercava di dirti qualcosa. Se gli occhi desiderano sempre di più, non saranno mai soddisfatti, neanche se ricevessero tutto l'oro del mondo e ancora di più. Alessandro, tu non sarai mai soddisfatto con le tue conquiste. Il Gan Eden è riservato per coloro che sono felici con quello che hanno”. (Tamid 32a)

Rav Yosef Farhi

Yerushalaim
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* Orkhot Zaddikim ("Le vie dei giusti") è uno tra i più famosi libri di mussar (etica ebraica), scritto nel 15esimo secolo in Germania da un ignoto autore.
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Un'iniziativa di mikeamchaisrael.blogspot.com per il mondo ebraico italiano

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